Esox Italia e’ un’associazione di pescatori
che aderisce alla filosofia del catch & release, ovvero del rilascio del
pescato, riconoscendo la situazione particolarmente fragile del luccio nella
penisola italiana.
E’ una soluzione pratica che permette di pescare piu’ pesci e di ridurre l’impatto della pesca sportiva sulle popolazioni ed e’ anche in parte una soluzione etica, di rispetto verso l’avversario. Ma e’ soprattutto un punto di partenza, e non di arrivo, per il pescatore che vuol migliorare l’ambiente: va bene avere un basso impatto ma ancora meglio avere un impatto positivo.Pur rilasciando il pescato dobbiamo essere coscienti che l’attivita’ di pesca crea stress e mortalita’ anche nei pesci rilasciati, che abbiamo comunque un effetto sull’ambiente dove peschiamo. Sono effetti che spesso risultano difficili da valutare e soprattutto da quantificare per il pescatore che, vedendo ripartire con un colpo di coda il pesce rilasciato, e’ convinto di avergli assicurato la sopravvivenza.
La probabilita’ di morte di un luccio pescato e rilasciato con tutti i crismi ed in condizioni ideali si aggira intorno al 3-4%. Ma queste condizioni sono estremamente variabili e per lo piu' al di la' del nostro controllo. Certo, mettendo le cose in prospettiva e' nettamente meglio di una mortalita' al 100% come avveniva ed avviene ancora oggi nelle zone dove qualsiasi pesce di taglia legale viene trattenuto. Ma perche' non tendere al miglior risultato possibile?
EI e’ composta da pescatori responsabili ed attenti, ma pur sempre pescatori. Gente che difficilmente rinuncerebbe a pescare.
Per questo abbiamo voluto delineare delle linee guida di manipolazione del pesce pescato (Pike Welfare 1 e 2 di Stefano Vallongo) che fossero d’aiuto e stabilissero dei parametri ideali da seguire per i meno esperti. Queste procedure sono tese a minimizzare lo stress della cattura sia per il pesce che per il pescatore.
Ma vogliamo andare oltre e sottolineare anche quali sono le azioni da NON fare durante il recupero e la manipolazione. Per farlo abbiamo esaminato una serie di tecniche di pesca e di manipolazione che ci parevano ”dubbie” ed abbiamo interpellato esperti ittiologi sia nazionali che internazionali per vedere se erano effettivamente dannose.
E’ una soluzione pratica che permette di pescare piu’ pesci e di ridurre l’impatto della pesca sportiva sulle popolazioni ed e’ anche in parte una soluzione etica, di rispetto verso l’avversario. Ma e’ soprattutto un punto di partenza, e non di arrivo, per il pescatore che vuol migliorare l’ambiente: va bene avere un basso impatto ma ancora meglio avere un impatto positivo.Pur rilasciando il pescato dobbiamo essere coscienti che l’attivita’ di pesca crea stress e mortalita’ anche nei pesci rilasciati, che abbiamo comunque un effetto sull’ambiente dove peschiamo. Sono effetti che spesso risultano difficili da valutare e soprattutto da quantificare per il pescatore che, vedendo ripartire con un colpo di coda il pesce rilasciato, e’ convinto di avergli assicurato la sopravvivenza.
La probabilita’ di morte di un luccio pescato e rilasciato con tutti i crismi ed in condizioni ideali si aggira intorno al 3-4%. Ma queste condizioni sono estremamente variabili e per lo piu' al di la' del nostro controllo. Certo, mettendo le cose in prospettiva e' nettamente meglio di una mortalita' al 100% come avveniva ed avviene ancora oggi nelle zone dove qualsiasi pesce di taglia legale viene trattenuto. Ma perche' non tendere al miglior risultato possibile?
EI e’ composta da pescatori responsabili ed attenti, ma pur sempre pescatori. Gente che difficilmente rinuncerebbe a pescare.
Per questo abbiamo voluto delineare delle linee guida di manipolazione del pesce pescato (Pike Welfare 1 e 2 di Stefano Vallongo) che fossero d’aiuto e stabilissero dei parametri ideali da seguire per i meno esperti. Queste procedure sono tese a minimizzare lo stress della cattura sia per il pesce che per il pescatore.
Ma vogliamo andare oltre e sottolineare anche quali sono le azioni da NON fare durante il recupero e la manipolazione. Per farlo abbiamo esaminato una serie di tecniche di pesca e di manipolazione che ci parevano ”dubbie” ed abbiamo interpellato esperti ittiologi sia nazionali che internazionali per vedere se erano effettivamente dannose.
Pesca in prossimita’ della frega
Lucci in atteggiamento di frega
Non sempre i periodi di riposo per
frega stabiliti nel calendario delle provincie corrispondono con la reale frega
del luccio. Questo perche’ l’inizio della frega dipende in larga parte dalle
temperature dell’acqua ed e’ impossibile prevedere con precisione quando cadra’
ogni stagione. Generalmente l’arco di tempo coperto dal divieto serve ad
accomodare per eventuali differenze tra gli anni, in modo da coprire il picco
di attivita’ dei pesci. Ed e’ un divieto da rispettare SEMPRE,
indipendentemente dalla tecnica di pesca impiegata.
Purtroppo non sempre il periodo di calendario corrisponde con quello reale ed allora sta al pescatore autolimitarsi e riporre le canne per qualche giorno o spostarsi in un’altra zona.
La presenza di lucci in frega e’ facilmente rilevabile in quanto i pesci generalmente stazionano nel sottosponda, in acque basse e tra la vegetazione, facendo di tanto in tanto rumore e uscendo dall’acqua.
La cattura di un esemplare nel periodo antecedente la frega vera e propria generalmente provoca la fuoriuscita delle uova (o dello sperma) per effetto dello stress del combattimento. Questo ovviamente impedisce o comunque fortemente limita la riproduzione per quella stagione.
Durante la frega vera e propria i lucci raramente si interessano alle esche e alle prede reali, avendo di meglio a cui pensare.
Nell’immediato dopofrega i pesci possono risultare all’opposto particolarmente attivi verso le esche, dovendo recuperare le energie perse durante il digiuno, ma allo stesso tempo ancora debilitati dallo sforzo fatto. Un’eventuale cattura in questo periodo non inficia la frega ma spesso il pesce e’ debilitato e il combattimento oltre ad essere nullo puo’ causare uno stress sufficiente a portare alla morte.
Cosa si puo’ fare:
Purtroppo non sempre il periodo di calendario corrisponde con quello reale ed allora sta al pescatore autolimitarsi e riporre le canne per qualche giorno o spostarsi in un’altra zona.
La presenza di lucci in frega e’ facilmente rilevabile in quanto i pesci generalmente stazionano nel sottosponda, in acque basse e tra la vegetazione, facendo di tanto in tanto rumore e uscendo dall’acqua.
La cattura di un esemplare nel periodo antecedente la frega vera e propria generalmente provoca la fuoriuscita delle uova (o dello sperma) per effetto dello stress del combattimento. Questo ovviamente impedisce o comunque fortemente limita la riproduzione per quella stagione.
Durante la frega vera e propria i lucci raramente si interessano alle esche e alle prede reali, avendo di meglio a cui pensare.
Nell’immediato dopofrega i pesci possono risultare all’opposto particolarmente attivi verso le esche, dovendo recuperare le energie perse durante il digiuno, ma allo stesso tempo ancora debilitati dallo sforzo fatto. Un’eventuale cattura in questo periodo non inficia la frega ma spesso il pesce e’ debilitato e il combattimento oltre ad essere nullo puo’ causare uno stress sufficiente a portare alla morte.
Cosa si puo’ fare:
- Rispettare sempre il calendario e i periodi di riposo per frega
- Nel caso di allamatura di un luccio in procinto di fregare rilasciare il pesce con tutte le cure del caso, minimizzare il tempo di esposizione all’aria e smettere di pescare. Eviteremo ulteriori danni.
- Nel caso si riconoscano i lucci in atteggiamenti di frega sospendere la pesca.
- Nel caso di cattura di un luccio nell’immediato dopofrega rilasciare il luccio senza estrarlo dall’acqua e nel minor tempo possibile.
Pesca a grandi profondita’
Durante la stagione estiva ed in grandi laghi puo' succedere che i lucci si spostino in zone profonde, alla ricerca di acque piu' fresche ed ossigenate oppure durante la caccia ai banchi di pesce foraggio.
La cattura in questi momenti non e' facile ma molti pescatori la seguono assiduamente perche' puo' portare in barca alcuni dei pesci piu' grandi, sia con la tecnica della traina che con il vertical jigging sui banchi di foraggio..
Purtroppo durante la fase del recupero ad alta profondita' puo' succedere che il luccio sviluppi una disfunzione della vescica natatoria.
Gassed up (gassato) e' un termine usato dagli angler americani per indicare i pesci che, pescati in profondita', non riescono a mantenersi dritti e a tornare negli strati piu' profondi.
Non sempre un pesce con questo problema e' facilmente identificabile fisicamente, la vescica natatoria puo' essere rigonfia e quindi lo si nota per la pancia gonfia e turgida ma puo' anche non esserlo e si puo' diagnosticare dal semplice fatto che il pesce non riesce a mantenere l'assetto normale o a tornare verso il fondo.
Non tutti i lucci allamati in profondita' e recuperati in fretta sviluppano questa sintomatologia ma e' chiaro che se si volesse tutelare completamente il pesce non si dovrebbe andare a pescarlo su profondita' elevate.
Molti pescatori hanno constatato che si possono presentare casi di quest'ultimo tipo anche in pesci che sono stati catturati in zone poco profonde. Di solito sono attribuibili piu' alla stanchezza indotta dal combattimento che alla disfunzione della vescica natatoria anche se c'e' chi ha teorizzato che sia proprio il combattimento, con un meccanismo ignoto, a provocare la disfunzione della vescica.
Un luccio che presenta la classica sintomatologia da barotrauma
Una soluzione semplice a questo problema e' quella di ridurre il piu' possibile i tempi di combattimento grazie ad attrezzature adeguate per quanto riguarda i casi in acque basse. Per i lucci allamati in profondita' pero' sarebbe controproducente diminuire il tempo di recupero perche' salirebbero troppo velocemente aggravando il problema o perfino aumentare il tempo di recupero per via dei danni da acido lattico che ne deriverebbero.
Il luccio e' un pesce fisostomo, che cioe' ha una vescica natatoria in comunicazione con la bocca e che puo' ingoiare o ruttare aria per regolarne la pressione. Questa comunicazione si interrompe a volte durante il combattimento creando la sintomatologia.
Cosa si puo' fare:
- L'unica cosa da fare, nel caso ci capiti per le mani un luccio gassato nonostante tutte le precauzioni che abbiamo preso in precedenza e' rimanere con il pesce. Tenendolo per la coda, fuori dal lato della barca, e mantenendolo in assetto muovere la coda a destra e a sinistra fino a che il pesce riparte.
- Un gentile massaggio sulla pancia, dalla coda verso la testa, effettuato con l'altra mano puo' aiutare a far "ruttare" il pesce che poi dovrebbe recuperare piu' rapidamente.
- Un pesce gassato puo' metterci un bel po' di tempo a riprendersi per cui non abbiate paura di stare col pesce mezz'ora o anche piu', controllate che una volta partito il pesce riesca a mantenersi in profondita' e non ritorni in superficie.
- Quando succede in estate l'effetto combinato dell'acido lattico, del gasamento e della temperatura dell'acqua in superficie puo' acuire la gravita' di questo problema, quindi massima attenzione durante questo periodo dell'anno. Limitare al minimo il tempo fuori dall'acqua.
- Evitare operazioni di foratura della vescica natatoria, sono difficili da praticare correttamente e non portano nessun vantaggio in termini di sopravvivenza.
Errori nel maneggiare il luccio
Una branchia di pesce osseo fortemente ingrandita, si notino le lamelle che permettono la respirazione
Una volta effettuata la cattura della vita la maggior parte dei pescatori vuole un ricordo ed, in alcuni casi, delle misure precise in modo da poter ordinare una replica in resina. Una soluzione moderna che permette di tenere un trofeo sopra al caminetto senza per questo uccidere un riproduttore, salvaguardando cosi' gli stock del nostro ambiente.
Abbiamo gia' visto quali sono le procedure da seguire per slamare il luccio e rilasciarlo in maniera da causargli il minimo danno e stress. Ma oggi andiamo a vedere quali sono le cose da evitare il piu' possibile.
Innanzitutto e' bene ricordare che il fattore principale della mortalita' e' il tempo di permanenza fuori dall'acqua. Una volta fuori dall'acqua il luccio non e' in grado di respirare e, soprattutto se viene estratto subito dopo il combattimento, questo puo' essere uno stress fatale. Le lamelle che compongono gli archi branchiali sono fatte per funzionare sott'acqua e collassano una volta all'asciutto, esponendole all'aria si possono anche avere danni da bruciatura per via dello sbalzo di temperatura (caldo o freddo). Pertanto se dovete estrarre il pesce per qualche foto fate sempre in modo che sia per il tempo di qualche scatto e non di piu', preparate l'occorrente per la foto per tempo e sollevatelo solamente per qualche decina di secondi.
Uno dei sistemi molto in voga per fermare il luccio, data la sua dentatura, e' l'uso di un attrezzo che ne pinzi il labbro. Questo attrezzo, comunemente definito boga grip, consiste sostanzialmente in una pinza metallica che si serra sulla mascella inferiore. Sono molteplici i problemi che questo puo' creare al pesce, quasi sempre si ha un danno alle membrane della mandibola inferiore e quando il pesce si dibatte facilmente si puo' ottenere la slogatura della mandibola che ricordiamo non e' saldata, ma articolata con cartilagine proprio nel punto di azione. Tanto piu' quando il boga grip viene usato per sollevare il pesce fuori dall'acqua, scaricandone il peso completo sulla giunzione. Un danno in quest'area provoca disfunzioni nell'alimentazione del luccio, portandolo al rachitismo e nei casi piu' gravi alla morte per fame.
Altro errore che si vede spesso commettere e' quello di tenere il pesce in verticale. Una presa in verticale, spesso con una sola mano, e' molto deleteria per il pesce di grossa taglia. Certo, prima di passare ad una presa orizzontale spesso si estrae meta' pesce dall'acqua in verticale ma questa transizione e' molto rapida e non pregiudica la sopravvivenza del luccio. Diversamente quando la posizione viene prolungata per un tempo piu' lungo si possono avere effetti devastanti. Tutto il peso viene ad essere scaricato sulle vertebre, specialmente quelle cervicali. Il risultato e' un netto allungamento del pesce, per via della distensione della muscolatura che ad un certo punto cede, ma anche un danno permanente alle vertebre che, specialmente nel caso il pesce si muova, porta facilmente alla morte. Lo stesso potrebbe avvenire per la distensione eccessiva dei legamenti del complesso opercolare, il luccio facilmente sviluppa problemi nella respirazione e nell'alimentazione a seguito di questi stress.
Cosa si puo' fare:
- Ridurre i tempi di permanenza fuori dall'acqua il piu' possibile organizzandosi ed imparando ad estrarlo solo per il tempo di poche foto
- Non usare il boga grip se possibile. Se proprio non ci sono altre alternative usare modelli con pinze gommate e testa rotante e solamente per tenere il pesce in acqua. Mai sollevare il pesce fuori dall'acqua tenendolo con il boga grip.
- Non usare la presa in verticale. Sostenere sempre il peso del pesce con entrambe le mani (bagnate) effettuando con una la presa opercolare e usando l'altra per tenere dritto il pesce, posizionandola appena prima della pinna anale e non sul sacco dei visceri.
Molti pro-angler, italiani e non, hanno preso coscienza di queste problematiche e hanno modificato i loro comportamenti di conseguenza.